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Channel: Munizioni e Polveri Caccia: Munizioni e Polveri da Caccia provati per voi
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Fiocchi Beccaccia Dispersante in calibro 20/70

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La Casa di Lecco ha in catalogo una serie cospicua di cartucce da caccia con soluzioni specifiche per ogni esigenza: oggi esaminiamo quella per la beccaccia  e per maggior soddisfazione la scegliamo nel calibro 20/70.

di Emanuele Tabasso

Non crediamo si sbagliare affermando che la beccaccia stia al mondo venatorio nostrano come l’università agli altri corsi di studi: lasciando da parte galli, coturne e bianche che fanno parte di un mondo a sé stante, per tutto il resto la scolopax rusticola  va dritta al cuore degli appassionati della canna liscia che ancora hanno in animo la caccia vera, su selvatici veri, in terreni quasi sempre difficili e con ausiliari anch’essi da università, anzi da corso di specializzazione post universitaria. La stupenda bestiola non si alleva, non si lancia e conserva abitudini ancestrali con passaggi legati al tempo e al clima, con alcuni riferimenti per le date, ma con le precisazioni che vanno appresso alla luna e agli eventi meteorologici. La magia di mettere il naso fuori dall’uscio la sera per strologare se arriverà quel benedetto vento da nord, e con lui le beccacce, ha tutt’oggi qualcosa di ancestrale, di divinatorio, di sciamanico anche se a tante nozioni ormai si accede con i palmari e le altre diavolerie che informano l’uomo ottundendogli le facoltà tramandate nel tempo.


Munizioni da caccia: la cartuccia 5,6x50R DWM

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Per i tedeschi scendere in campo con le cartucce nella classica misura statunitense del .222, in metrico 5,6 mm, era stato il segnale di un nuovo corso di pensiero giunto una ventina di anni dopo la fine della II GM.

di Emanuele Tabasso

Trascorso un ventennio dalla conclusione della II GM nel 1965 la RWS mostrava la sua 5,6x57, prima tedesca di tale calibro fatta eccezione per la 5,6x61 Vom Hofe del ’37, poco diffusa ad onta delle sue eccezionali prestazioni. Nel 1968 anche la DWM scendeva in campo con una cartuccia simile, non così vigorosa come la concorrente, ma ugualmente degna di attenzione. La dicitura completa era 5,6x50R Magnum dove calibro e suffisso mostravano  quanto il verbo d’oltre Atlantico fosse stato preso in considerazione: la velocità dei piccoli proiettili da 3,48-3,60 g (50-55 gr) e gli effetti terminali indotti erano oramai una chiara realtà, insieme alla precisione intrinseca, alla tensione di traiettoria sulle medie distanze, al bassissimo rinculo e quindi alla possibilità di cameratura in armi leggere. Proprio queste ultime considerazioni si erano affermate come base del progetto che, in maniera inusuale, aveva dato alla luce per prima la cartuccia a bossolo flangiato, adatta ai basculanti come i leggeri kipplauf o i sostanziosi drilling.

Fiocchi GFL 16: la tradizione nella sua forma migliore

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La grande azienda italiana propone cartucce a pallini per ogni necessità, quindi con tutte le innovative sofisticazioni oggi così ricercate, ma c’è pure qualche cacciatore in vena di romantiche certezze sul bel calibro 16.

di Emanuele Tabasso

Un tempo era la consolidata scelta dei cacciatori di lepri e starne, la selvaggina nobile che abitava le nostre colline e a cui un serio emulatore delle gesta di Diana poteva sparare senza tema di svilirsi: parliamo del calibro 16 e quasi ovviamente camerato in una doppietta a canne affiancate, piuttosto leggera, snella e filante con quella seria eleganza, appropriata per l’impiego cui venir dedicata. La differenza con il calibro appena superiore, il 12 certamente, era avvertibile in molti fattori a principiare dal peso del fucile, ponendo in sintonia i parametri di base, dal rinculo al costo delle munizioni dove quei pochi grammi di polvere e di pallini in meno contavano qualcosa che, alla fine di una stagione venatoria, assommavano a un’entità non trascurabile. Erano tempi in cui i ragazzi contadini badavano le bovine al pascolo con un occhio all’abbecedario e l’altro al monticello di terra che si andava formando, segno inequivocabile che sotto c’era la preda: un colpo di zappa dato con destrezza e così catturavano le talpe per venderne poi la pelle.

Cartuccia da caccia 7 mm Rem. Mag.

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Munizioni da caccia. Poche cartucce commerciali nate nel secondo dopoguerra hanno avuto così ampi consensi che si incrementano, e qui sta il bello, con il procedere degli anni per cui chi caccia in montagna o in ampi spazi individua in questa splendida carica la risposta a diversi interrogativi.

di Emanuele Tabasso

Discettare sulla cartuccia 7 Rem. Mag. ci vede un poco timorosi perché, ben conoscendo la nostra predilezione, non vogliamo apparire agiografi di quel che ci piace in maniera particolare. Il primo incontro sulla carta risale alla fine degli Anni 60 quando il non dimenticato Giuseppe Gatto ne stilò la presentazione su Diana Armi: la nuova realizzazione di Remington aveva da poco conosciuto la ribalta dei terreni di caccia e l’estensore delle note l’aveva provata nella sua nuova Sako Finnbear, dotata di un vistoso rialzo posto sul dorso della calciatura, così da lucrare un postura eccellente per l’occhio. La nuova 7 mm, misura aurea dei proiettili da carabina, si appaiava nei confronti di molte altre cartucce: alcune, pur eccellenti, rimaste allo stadio di progetto o di wildcat come usano dire gli statunitensi, cioè di giocattolo riservato a chi lo aveva studiato, senza trovare un’adozione che consentisse di sfondare sul mercato.

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