Per i tedeschi scendere in campo con le cartucce nella classica misura statunitense del .222, in metrico 5,6 mm, era stato il segnale di un nuovo corso di pensiero giunto una ventina di anni dopo la fine della II GM.
di Emanuele Tabasso
Trascorso un ventennio dalla conclusione della II GM nel 1965 la RWS mostrava la sua 5,6x57, prima tedesca di tale calibro fatta eccezione per la 5,6x61 Vom Hofe del ’37, poco diffusa ad onta delle sue eccezionali prestazioni. Nel 1968 anche la DWM scendeva in campo con una cartuccia simile, non così vigorosa come la concorrente, ma ugualmente degna di attenzione. La dicitura completa era 5,6x50R Magnum dove calibro e suffisso mostravano quanto il verbo d’oltre Atlantico fosse stato preso in considerazione: la velocità dei piccoli proiettili da 3,48-3,60 g (50-55 gr) e gli effetti terminali indotti erano oramai una chiara realtà, insieme alla precisione intrinseca, alla tensione di traiettoria sulle medie distanze, al bassissimo rinculo e quindi alla possibilità di cameratura in armi leggere. Proprio queste ultime considerazioni si erano affermate come base del progetto che, in maniera inusuale, aveva dato alla luce per prima la cartuccia a bossolo flangiato, adatta ai basculanti come i leggeri kipplauf o i sostanziosi drilling.